LODE A PASQUALE “EL PUMA”DI SILVIO E A MONICA GENTILI DEL: 02/09/2014

Partiamo dal lato negativo, cioè la rissa scoppiata alla fine del match valido per il titolo italiano dei leggeri tra Lancia e Di Silvio. Premettiamo subito che non era una contestazione per un verdetto che è apparso limpido a tutti. Una delle regole inderogabili della boxe è quasi sempre che vince il più bravo e il più forte. Tra Manuel Lancia e Pasquale Di Silvio, il più bravo era Di Silvio ma il più forte è stato decisamente il campione che con merito ha conservato il titolo. Probabile che la tensione a fine match sia stata alta in un mix di entusiasmo e delusione, è stata sufficiente una scintilla per far scoppiare una rissa accennata sul ring e continuata fuori dal ring, ma sempre all’interno del Palafijlkam. La rissa avviene anche in altri sport, ma quando c’è di mezzo la boxe diventa più negativa per far risorgere stereotipi, che da tempo sono sepolti grazie alla collaborazione di tutti con i pugili in prima fila. Non sta a noi cercare cause e concause, perché è un lavoro che spetta a commissario di riunione, supervisore ed altri. Detto questo per dovere di cronaca parliamo invece di spettacolo, perché di spettacolo ce n’era per tutti i gusti. I tre incontri per il titolo sono stati indistintamente belli e lo spettacolo è stato di buon livello bypassando, un grande applauso agli atleti, un caldo disidratante come purtroppo avviene nei Palazzetti durante il periodo estivo. La Notte della Verità, organizzata dalla Roundzero e da Marcello Paciucci, al di là di tutto è stata un’idea vincente; la collaborazione tra i vari organizzatori, elogiata in Conferenza Stampa, non ha avuto uguale buon seguito alla resa dei fatti. Qui c’è ancora da lavorarci, da limare, e la Lega Pro Boxe in qualche maniera dovrà metterci mano e uscire allo scoperto, cosa che già sta facendo sia pure in maniera cauta. Il leitmotiv è stato rispettato, anche se non come pensavano gli organizzatori: i campioni in carica hanno tolto con la prestazione del Palafijlkam ogni dubbio sulla loro superiorità sui rispettivi avversari. Manuel Lancia è stato la grande sorpresa della serata, l’allievo di Pino Fiori, ha mantenuto un ritmo aggressivo costante come a Guidonia quando ha strappato il titolo a Di Silvio con verdetto messo in discussione, solo che stavolta il giovane oltre alla sua riconosciuta potenza ci ha messo più qualità e più sale. La micidiale combinazione, nel secondo round, di ganci con traiettoria stretta che ha inviato al tappeto lo sfidante è stata la copertina di un match, che da quel momento è stato tutto in salita per l’allievo di Agnuzzi. L’orgoglio del Puma lo conosciamo tutti, ne ha dato prova nel match valido per l’europeo con Marsili. Di Silvio si è alzato con fatica e ha dovuto sopportare l’attacco spietato di Lancia, che voleva sfruttare al massimo la situazione favorevole. Lo sfidante pian piano recuperava, ma doveva incassare ugualmente colpi pesanti di un Lancia che lo ha pressato senza interruzioni di sorta, e quando cercava di tagliare l’iniziativa, si ritrovava un avversario abile negli spostamenti del tronco che riusciva a mandarlo fuori misura. Il match è stato avvincente fino all’ultimo secondo, Di Silvio pur inesorabilmente indietro nel punteggio è apparso sempre capace dell’acuto per ribaltare il match; si deve alla bravura del campione se ciò non è avvenuto. Gli applausi del pubblico a fine match sono stati uno spontaneo riconoscimento ai due pugili per la bella prova. Il verdetto non poteva che essere unanime e Manuel Lancia si affaccia prepotentemente reclamando un’ attenzione maggiore con vista in campo internazionale. L’altro titolo italiano, anche questo dei leggeri, vedeva di fronte Anita Torti e Monica Gentili. All’andata il verdetto a maggioranza era assegnato alla lombarda che diventava la prima campionessa d’Italia al femminile. Due modi di interpretare la boxe anche per caratteristiche fisiche. Monica ha basato essenzialmente sulla potenza, mentre l’avversaria dimostrava una comune abilità nello sgusciare attorno al ring tenendo fuori dalla traiettoria i colpi dell’avversaria. Credere che l’”avvocatessa” sia stata rinunciataria sarebbe farle torto, perché in varie occasioni ha accettato lo scambio dalla corta piazzando anche un bel montante destro oltre al gancio sinistro. La Torti non ha mai smesso di tenere sotto tiro l’ avversaria con i suoi 1-2 dritti, mentre la sfidante cercava l’impatto del destro al corpo per costringere l’altra ad abbassare la guardia. Nella prima metà il match risultava equibrato con una leggera preferenza che premiava l’aggressività della Gentili. A partire dalla sesta le cose cambiavano, c’era un’ inversione di rotta, e proprio questo round risultava molto duro per la Gentili, pescata con precisione al volto. La sfidante cominciava anche a dare segnali di stanchezza di fronte ad un’avversaria sempre lucida, che riusciva comunque a trovare varchi per le sue stilettate. Un po’ di sangue usciva dal cuoio capelluto dell’allieva di Sordini, grande gesto di sportività tra le due atlete che si abbracciano prima del decisivo round finale. La Gentili mette in azione tutte le sue risorse per ribaltare il match, ma la Torti non sbaglia, i colpi più precisi sono i suoi e vince anche stavolta, ma all’unanimità. Simona Galassi ha dovuto sudare più del previsto per aver ragione di Laetitia Arzalier, una francesina tutto pepe, che l’ha sempre attaccata, in molte occasioni scompostamente, sufficiente per tenere alte le antenne. Molte volte più che colpi quelli di Laetitia sembravano guantoni appoggiati al viso della campionessa per toglierle la visuale. Simona si è sempre mantenuta calma e il suo sinistro implacabile si calamitava negli spazi lasciati incustoditi. Un match tutt’altro che noioso, una buona difesa europea per Simona, e una sfidante, che quando metterà ordine alla sua boxe aggressiva, saranno guai per le avversarie. Per ora si deve accontentare della lezione avuta da un’atleta di levatura eccezionale, nonostante bussano alla sua porta 42 primavere. L’allieva di Duran ha cesellato con abilità il suo magico sinistro al corpo e al volto dell’avversaria senza quasi mai avventurarsi per doppiare i colpi, il suo robot pugilistico segnava che era sufficiente così…senza rischiare più di tanto. Domenico Spada non ha avuto difficoltà a superare un volonteroso Matic, che in qualche occasione ha tentato l’avventura, rimandata subito al mittente. Era la sua prima salita sul ring dopo la sconfitta con Rubio, un po’ di ruggine da cancellare, un primo test in attesa del match forse più importante della sua carriera al cospetto finalmente di un pubblico neutrale, parliamo del 25 ottobre a Montecarlo contro l’inglese Martin Murray, Mondiale Silver WBC. A Ostia con il passare dei minuti Vulcano si è sciolto, mostrando anche qualcosa di buono contro un avversario risparmiato per controllare il fiato nei sei round. L’apertura era affidata al supermedio Diego Velardo, apparso sottotono rispetto alle sue ultime prove. All’allievo di Ardu non partivano i colpi, rimasti nelle intenzioni. Colpa del gran caldo, un fatto emotivo…Tutto da rivedere visto che parliamo di un atleta intenzionato a breve per una sfida con titolo in palio. Il suo avversario, Vadim Gurau, è apparso più determinato. In un paio di occasioni c’è stato lo scambio duro tra i due con alterna fortuna. Solo nel finale Velardo ha piazzato alcuni colpi secchi dalla media distanza, che fanno parte del suo repertorio. In verità poco per giustificare la vittoria assegnatagli. La serata importante non ha avuto il pubblico delle grandi occasioni, ma durante i match clou lo scenario del Palafijlkam ha mostrato un discreto pubblico, tenendo anche conto del periodo di ferie. Sul ring sono saliti a più riprese personalità come Alberto Brasca, presidente FPI, Roberto Aschi, presidente del Comitato Regionale Lazio, Carlo Nori, presidente della Lega Pro Boxe, Cristiano Rasi, consigliere X Municipio, Luca Gramazio, consigliere regionale. Hanno fatto anche degna passerella sul ring i nostri campioni: Emanuele Blandamura, Emiliano Marsili, Davide Dieli, Emanuele Della Rosa, Emanuele Salvini. Un capitolo a parte merita Marco Facchini uno speaker e intrattenitore d’eccezione che non ha mai fatto mancare il suo apporto, ricucendo gli spazi di una manifestazione lunga 42 riprese di combattimento. Pochi hanno capito che in apertura la bellissima voce che cantava in americano era il buon Marco e non Frank Sinatra su CD.